Buongiorno!
Con questa giornata riprendiamo il tempo feriale nel tempo di Pasqua.
Lasciamoci illuminare dalla Parola del Vangelo di oggi.
È affascinante tornare al momento della creazione,in cui Dio mischia della terra secca e costituisce l’uomo in carne ed ossa,che porta in se la fragilità di quella polvere,trasportata dal vento.
Non ci piace ma siamo così,mutevole come il tempo;ricadiamo negli stessi errori,continuiamo a non piacerci. Ma Dio stesso ha messo i piedi in quel fango,(come mostra in maniera sensazionale è stupenda un particolare del grandioso mosaico del Duomo di Morreale in Sicilia), ci ha impastati con il Suo soffio e si è voluto specchiare in noi.
È la nostra variabile impazzita che aspetta solo di essere innescata.
Nicodemo, come altri giudei avevano fatto, prova a trarre in inganno Gesù portandolo verso una teoria della reincarnazione incompatibile presso di loro.
Ma.riflettendoci,quanto è più bello e difficile reinventarsi a tutte le età, lasciare spazio ad un cambiamento, uno spiraglio di conversione,un cambio di sguardo a partire dalla meraviglia di quei segni operati da Gesù nella mia vita?Non cambia la carne, che anzi è destinata a invecchiare, ma è lo Spirito che ringiovanisce, prende nuovo vigore.
Con il Battesimo,si è resa possibile in noi una nuova creazione e lo Spirito ricevuto ha sotterrato l’uomo vecchio,rugoso,intriso di ambiguità,vittima delle insolite insicurezze, e innalzato un figlio della luce.
Ci aveva visto bene don Tonino Bello: noi uomini nasciamo con un ala soltanto e con il desiderio di volare. Gesù si mette a fianco non come maestro saccente e permaloso ma nascondendo una delle sue ali,così che l’uomo non si senta più piccolo e si abbracci a Lui per librarsi nell’aria.
Gesù ci aiuta a stendere quest’unica ala e smettere di contare i giorni,di trascorrerli allo stesso modo o di riempirli di balli e di sballi,perché la libertà sta nel mettere a frutto il meglio di me. Senza cancellare nulla del mio passato, anzi imparando da esso, uscendo dal mio loop, credo nell’imprevedibilità dello Spirito che rende Gesù presente.
Proviamo a cambiare un’abitudine che ci tiene lontano da Dio e dagli altri,una cosa che facciamo esclusivamente per noi stessi e ci tiene imprigionati nella nostra stanza e nel nostro cuore.
Preghiamo: “Signore,insegnami a vivere per gli altri,amandoli e custodendoli.
Insegnami ad essere per le mie sorelle ed i miei fratelli un luogo sicuro per la l’iro pace e per il loro cuore.”
Amen
Guarda il video:
Dammi, Signore, un’ala di riserva
Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche tu abbia un’ala soltanto. L’altra, la tieni nascosta: forse per farmi capire che anche tu non vuoi volare senza di me.
Per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami, allora, a librarmi con te.
Perché vivere non è “trascinare la vita”, non è “strappare la vita”, non è “rosicchiare la vita”.
Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebbrezza del vento.
Vivere è assaporare l’avventura della libertà.
Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come te!
Ti chiedo perdono per ogni peccato contro la vita.
Anzitutto, per le vite uccise prima ancora che nascessero. Sono ali spezzate. Sono voli che avevi progettato di fare e ti sono stati impediti. Viaggi annullati per sempre. Sogni troncati sull’alba.
Ma ti chiedo perdono, Signore, anche per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi. Per i voli che non ho saputo incoraggiare. Per l’indifferenza con cui ho lasciato razzolare nel cortile, con l’ala penzolante, il fratello infelice che avevi destinato a navigare nel cielo. E tu l’hai atteso invano, per crociere che non si faranno mai più.
Aiutami ora a planare, Signore.
A dire, terra terra, che l’aborto è un oltraggio grave alla tua fantasia. E un crimine contro il tuo genio. E un riaffondare l’aurora nelle viscere dell’oceano. È l’antigenesi più delittuosa. È la “decreazione” più desolante.
Ma aiutami a dire, anche, che mettere in vita non è tutto. Bisogna mettere in luce. E che antipasqua non è solo l’aborto, ma è ogni accoglienza mancata. E ogni rifiuto del pane, della casa, del lavoro, dell’istruzione, dei diritti primari.
Antipasqua è la guerra: ogni guerra.
Antipasqua è lasciare il prossimo nel vestibolo malinconico della vita, dove “si tira a campare”, dove si vegeta solo. Antipasqua è passare indifferenti vicino al fratello che e rimasto con l’ala, l’unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine. E si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con te.
Soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un’ala di riserva.
Mons. Tonino Bello