Era la mattina del 16 agosto quando un gruppo di ragazzi di Azione cattolica tra i 16 e i 18 anni delle parrocchie di Filottrano, Falconara e Collemarino, accompagnati dai loro educatori e da don Samuele Costantini (responsabile della pastorale giovanile diocesana), salivano sui loro pulmini alla volta delle colline della Borgogna, per vivere un camposcuola di servizio e spiritualità nella comunità di Taizé.
I nostri bagagli erano carichi non solo di cose materiali di prima necessità, ma soprattutto di speranze, di sogni e di timori per ciò che ci aspettava. Si prospettava un camposcuola diverso dal solito, distante da casa, insieme a tantissimi altri giovani e adulti provenienti da ogni parte del mondo, in un ambiente completamente diverso da quello in cui siamo abituati a vivere ogni giorno. Ciò che più ci spaventava ma che al tempo stesso ci incuriosiva era sicuramente lo stile di vita che ci attendeva: dormire nelle tende, parlare un’altra lingua per comunicare con le altre persone, immergersi in un nuovo modo di pregare e di mettersi in relazione con sé stessi,con Dio e con gli altri.
Nonostante ciò, appena arrivati ci siamo sentiti subito a casa. Eravamo immersi nella natura, circondati da più di 3.500 persone e ci sentivamo stranamente a casa. Impossibile spiegare la sensazione che si prova a Taizé. Tutti dovrebbero andarci almeno una volta nella loro vita per comprendere pienamente la pace e la serenità che questo posto è in grado di far entrare nei cuori.
Le giornate sono tutte scandite da tre intensi momenti di preghiera, al mattino, a mezzogiorno e alla sera. La preghiera rappresenta il punto cardine dell’intera comunità e la sua bellezza sta soprattutto nell’atmosfera che si respira in Chiesa: una preghiera lunga, in molte lingue, quasi completamente cantata e con un lungo momento di silenzio. La straordinarietà di questi momenti sta nel vedere e soprattutto nel sentire con quanta naturalezza tutti cantano in tutte le lingue, 3.500 voci diverse che diventano un’unica voce. Una preghiera che parte dal cuore e che arriva al cuore. Difficile raccontarsi ed esprimere a parole i pensieri e le emozioni che hanno attraversato la nostra mente durante tutti i momenti di silenzio; momenti che i primi giorni, quando tutto era ancora nuovo, facevi fatica a gestire e sembravano interminabili, ma che in poco tempo sono diventati improvvisamente troppo brevi.
Il resto della giornata era dedicata all’introduzione biblica e ai gruppi di riflessione e condivisione al mattino, mentre il pomeriggio era possibile partecipare ad alcuni servizi per contribuire alla vita dell’intera comunità (pulizie, servizio mensa, lavoro al bar, ecc..).
Chiedendo ai ragazzi cosa li ha maggiormente colpiti in questa esperienza, la parola che potrebbe racchiudere tutto è sicuramente la “semplicità”. Uno stile di vita essenziale che ti fa capire quante cose siano superflue nella nostra vita; la facilità con cui riesci a relazionarti con gli altri e a parlare anche se di paesi diversi; la bellezza di guardare ed essere guardato senza pregiudizi; la naturalezza con cui sorridi a chi ti cammina a fianco anche se non lo hai mai visto prima; il calore della preghiera; l’essenzialità dei pasti consumati tenendo il vassoio sulle ginocchia. Ciò di cui siamo convinti è che Taizé ci ha mostrato cosa significa veramente essere “Chiesa”.
Colgo, dunque, l’occasione per ringraziare la BCC di Filottrano che, aiutandoci con le spese di viaggio, ha contribuito a rendere possibile questa bellissima esperienza che è stata per noi una vera fonte di ricchezza.
Vorrei concludere con una frase di Frère Roger, fondatore della comunità di Taizé, che racchiude tutta la bellezza che noi abbiamo avuto la fortuna di vivere sulla nostra pelle grazie a questo camposcuola: “La pace dei vostri cuori rende più bella la vita di chi vi sta accanto”.